Ukemi

Aikido Kashin Roma
D.T. Roberto Martucci, 7° Dan Uisp-Do - 6° Dan Aikikai Tokyo
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Ukemi

Aikido Roma Dojo Kashin
Pubblicato da R. Rosa in Riflessioni · 4 Agosto 2010
Tags: ukemicaduteukecadereaikido

Personalmente trovo molto importante  riflettere sui principi che si celano dietro le tecniche poichè la  conoscenza del principio semplifica le cose e può liberamente ispirare  la codifica .
Conosciamo l' ukemi, caduta, come il mezzo attraverso il quale ci proteggiamo nel momento in cui riceviamo una tecnica.
Oltre  a proteggerci ukemi insegna a rialzarsi per trovare una nuova posizione  da cui reagire (tecnicamente), oppure per fare “qualcosa di meglio”  rispetto a ciò che già si è  fatto e che ci ha portato a cadere …
Imparare a cadere è un grande esercizio di umiltà.
Generalmente,  nella vita,  il “cadere”, perdere una posizione “andando giù” ,  è cosa  mal vista, fa star male, deprime, sconbussola, oppure potrebbe far  ridere altri , è da “goffi”. Il  peggio però è non riuscire a rimettersi  in piedi ed affrontare l’accaduto….
Cadere  è facilissimo ma lo si considera poco, ed acccettare di cadere non è da  tutti poichè crea un confronto diretto con sè stessi e il proprio Io,  il proprio orgoglio…

Si può imparare ad accettare di cadere solo comprendendo , come in ogni cosa, il principio ed il senso di ciò che facciamo …
Dal  mio punto di vista il senso di ukemi è concedersi-cedendo, non per  cortesia o regola, ma perchè è la cosa più giusta da fare per permettere  di sfruttare un momento apparentemente “debole” (quello del  disequilibrio, della caduta) per poi crearne uno nuovo possibilmente  migliore. Per far ciò è necessario prestare attenzione alla sensazione  del proprio corpo coinvolto nella relazione col tori scrutandone  reazioni ed emozioni, cause ed effetti.Ecco quindi che ukemi diventa la  tecnica della “nuova possibilità”……cadere non è perdere ma crearsi la  possibilità di fare ancora..
Interpretandola  in questo modo, per me , la caduta è diventata una dolce ossessione e  sono riuscito a passare dal “tronchetto rigido e pauroso” ad una sempre  più piacevole morbida consapevolezza.

Riccardo


L’ articolo seguente è tratto da “Principi di Aikido” di Mitsugi Saotome

Ukemi  è l’arte di essere uke, e la qualità della pratica di nage dipende da  come uke ha imparato questa arte. Ukemi prevede la creazione di  condizioni che rendono una tecnica appropriata, rispondendo  correttamente ai movimenti di nage, e cadendo in modo opportuno. In  breve, uke crea le condizioni che permettono a nage di imparare. Se uke  non ha il senso degli effetti di una tecnica, o nessuna reattività ai  movimenti di nage o è timoroso e impaurito nel cadere, nage non sarà in  grado di studiare la tecnica in modo efficace.
In  pratica, in ogni tecnica, i partner si alternano nei ruoli di uke e  nage. Non si deve considerare il tempo speso  nel ruolo di uke come un  semplice tempo che separa dal turno di essere nage, ma come  un’opportunità di apprendimento di importanza pari o superiore allo  stesso tempo impiegato nel ruolo di nage.In realtà, coloro che eccellono  nelle ukemi, molto probabilmente eccelleranno anche nelle tecniche,  perché saranno in grado di assorbire la conoscenza attraverso i propri  corpi sentendo come una tecnica sia eseguita correttamente, così come  assorbire la conoscenza attraverso le loro menti. Sviluppare buone ukemi  è il percorso più breve per acquisire abilità in Aikido.




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