La scintilla
Ci sono due cose interessanti da capire in Aikido: il perchè si comincia e cosa spinga a continuarlo. Le motivazioni della seconda questione sono generalmente in continua evoluzione mentre conosciuta a tutti noi è la scelta dell'inizio della pratica. Ciò che abbiamo voluto stimolare tra i praticanti del Kashin è il ricordo della "scintilla" iniziale, il motivo che ha portato a togliersi le scarpe e salire sul tatami. Proponiamo, a seguire, degli estratti di alcuni interventi .
Il motivo per cui ho iniziato a praticare Aikido è la voglia che ho di maturare nel carattere, crescere e aprirmi di più agli altri e anche verso me stesso….
All’inizio pensavo di praticare il Kendo, essendo un ammiratore dell’arte della spada. Quando però ho sentito parlare dell’Aikido e mi sono informato un po’ su cosa fosse, sono rimasto colpito profondamente dalla sua filosofia e dalla componente etica e morale dei suoi insegnamenti, che spero di poter approfondire sempre più. Inoltre avevo la possibilità di imparare ad utilizzare la spada, quindi non potevo desiderare di meglio!
Il primo giorno di lezione ero molto teso. Mano a mano che però si andava avanti nella lezione una cosa mi ha sorpreso piacevolmente: la sensazione di serietà e concentrazione mista ad una grande tranquillità che si avvertiva sul tatami….
Mattia
Perché ho cominciato a praticare Aikido ?
Lo devo ai ragazzi con cui lavoro quasi ogni giorno. La loro fisicità, il loro bisogno di contatto, o forse il mio bisogno di contatto. Ad un certo punto durante il mio lavoro con gli adolescenti mi sono reso conto dell’importanza di una presenza anche fisica. Però non stavo cercando un’arte marziale violenta. Ma un qualcosa di più elevato che mirasse alla costruzione della persona piuttosto che alla distruzione…..E così mi presento alla lezione….
Mi piacevano i movimenti, sembravano pure semplici ! Poi ho sentito parlare Roberto Sensei, c’era una sinergia tra quello che faceva e quello che diceva, c’era una sinergia tra quello che facevo nella mia vita quotidiana e quello che diceva Roberto.
Allora ho cominciato a praticare, capire il concetto della flessibilità, dell’ascolto, della rigidità è stato molto complicato. Non ero convinto, “se una cosa ti fa male non è chiudendoti ma aprendoti che migliori la situazione”. BOM. Ad un certo punto mi arrendo. E anche al di fuori del Tatami mi sono portato questa idea. .. Adesso penso, e sicuramente lo devo anche all’aikido, che se si ascolta quello che la persona ha da dire non servono le spade (come diceva Morihei), ma una sana presenza.
Gian Luca
Vengo da passate esperienze marziali per nulla concluse. Esattamente vengo dal kali, da dieci anni di studio del coltello. Ho cercato sempre di sviluppare due cose, la velocità e l’aggressività, per farla molto breve volevo somigliare nella mia fisicità ad un serpente. Saltare, arrotolarmi, chiudermi sono stati il mio pane per anni….. Un giorno uno dei miei maestri estremamente sensibile alla multidisciplinarietà mi ha seccamente detto “vai da questo signore ( il nostro Sensei ) che può insegnarti qualcosa”…
Ancora non so cosa porterà l’aikido nella mia vita, sò cosa ha fatto in meno di un anno. Innanzitutto mi ha aperto la testa su una necessità di concentrazione che spinto dai muscoli non avevo mai avuto, troppo difficile afferrarmi, troppo bello farsi afferrare. E poi, la capacità di fare gruppo, di capire come si fa per diventare adulti nello spirito, tutto condensato in gesti, tutto volto a completare l’animo senza distruggerlo…
Ivan
Premetto che l’idea di un combattimento puro, senza rabbia o rancori, tra due individui a mani nude è un concetto che mi ha sempre affascinato. Ti permette senza ombra di dubbio di conoscere quali sono i tuoi limiti, sia fisici sia mentali perchè ti dà la possibilità di capire quanto oltre saresti disposto a spingerti, cosa per nulla scontata.
Così visto che finora i vari tipi di sport che ho praticato: nuoto, pallavolo, basket, non mi hanno soddisfatto mai abbastanza e un anno passato in palestra a curare il corpo l’ho trovato molto noioso e poco appagante ho detto perchè no?!
.. La scelta è ricaduta sull’Aikido per vari motivi. Primo è una disciplina. Secondo è la “via dell’armonia (e chi non ne ha un po’ bisogno) e dell’energia”. Terzo è una disciplina difensivista (anche potendo far male al tuo avversario lo scopo è neutralizzarlo).
Il passo successivo alla scelta è stato venire a vedere di persona che tutto ciò di cui avevo letto mi colpisse davvero.
Beh quando sono entrato nella palestra ed ho visto la serietà ed allo stesso tempo la naturalezza e la tranquillità negli occhi di tutti voi praticanti ho capito che quel qualcosina in più che cercavo forse l’avevo davvero trovato…
Matteo
La prima volta è stata un silenziosa e pazzesca scoperta…che ancora continua… Il maestro non parlava molto con le parole, mostrava e faceva molto con il corpo… Ero l’unico nuovo…non capivo nulla…era difficile…ricordo sudore, fatica a comprendere , ascoltare “il mio corpo”, rigidità… dopo alcuni mesi volevo lasciare…. ma c’era ancora tanto da scoprire ed ho continuato… a “studiare” e praticare…
Fare aikido è scoprire se stessi negli altri e gli altri in se stessi finchè la differenza tra se stessi e gli altri non esiste più e tutto è come il quadro ora appeso nel dojo…
Riccardo
Lavoravo come danzatore in un gruppo di contact improvvisation (danza ricerca). Nel 1982 Hosokawa Sensei per un periodo collaborò con il nostro gruppo trasmettendoci principi dell’arte che noi traducevamo in suggerimenti creativi per la danza. Nel 1985 conobbi e praticai per un anno con Sensei Martucci.
Vicissitudini un pò negative mi allontnarono dall’Aikido fino al 1994 anno in cui ripresi con Sensei Martucci la pratica, il ’94 in un certo senso lo percepisco come l’anno di consacrazione alla disciplina. Sono passati 16 anni da allora.
Chiedo scusa se queste righe possono sembrare un curriculum, in verità è solo un modo per sottolineare quanto in questi anni l’Aikido lentamente, sottilmente e intelligentemente, mi ha migliorato come individuo continuando tutt’oggi a forgiare, suggerire, ampliare, la crescita del mio essere.
Italo
Ho iniziato con la consapevolezza di voler abbandonare vizi e schemi ormai consolidati, e per questo inutili o dannosi. Ho praticato karate per diversi anni; è stata un’esperienza molto costruttiva, piena di soddisfazioni, un po’ di dolori e tanto allenamento. ….Poi, per varie circostanze, sono cambiate un po’ di cose; la sicurezza che mi ha accompagnato per lungo tempo è venuta meno (il ki va nutrito con una sana pratica, che non si limita all’esecuzione di forme o schemi prestabiliti).
L’aikido mi aiuta a scoprirmi nell’intimo; capisco perfettamente che quest’arte lavora sull’esclusione, sulla pulizia, senza decori ed abbellimenti. Quindi, per lavorare bene, devo utilizzare quello che ho, cioè il corpo e la mente, meglio ancora il “corpomente”.
Quando assaporo quegli istanti di cui parlavo prima mi accorgo che è il corpomente a vivere la pienezza. E’ magnifica la sensazione di aprirsi verso l’esterno (il compagno, la tecnica, l’espressione) per capire il proprio centro.
Alessandro