Tutto il resto accade
Pubblicato da M. Grimaldi in Letture · Martedì 05 Nov 2019
Esiste rapporto e rapporto, ma nessuno è paragonabile al rapporto che esiste tra Maestro e discepolo. Tutti gli altri rapporti, perfino il migliore, sono soggetti a condizioni.
Ad esempio, un rapporto d’amore pretende sempre qualcosa. Il solo rapporto libero da condizioni, da pretese, da richieste, è quello che esiste tra Maestro e discepolo.
Di fatto è un fenomeno così raro e unico, che non dovrebbe essere inserito nella stessa categoria degli altri rapporti. Solo la povertà del linguaggio ci porta a parlare di rapporto.
È una fusione, è un incontro senza alcuna ragione.
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È un’intimità nella quale nessuno è superiore e nessuno è inferiore... il discepolo è sempre e comunque femminile, perché il discepolo non è altro che disponibilità, un grembo aperto, pronto a ricevere: è ricettività. E il Maestro è sempre maschile, perché il Maestro non è altro che dare, un donarsi, per l’unico e semplice motivo che il tutto da lui straripa. Deve dare: è una nube carica di pioggia.
Come il discepolo è alla ricerca, alla ricerca è il Maestro. Il discepolo cerca un luogo in cui potersi aprire senza alcuna paura, senza alcuna resistenza, senza doversi trattenere.
Un totale abbandono.
E anche il Maestro ricerca un essere umano capace di accogliere il mistero, pronto a lasciarsi fecondare dal mistero, pronto a rinascere. Esistono molti insegnanti, e ci sono molti allievi.
Gli insegnanti hanno acquisito un sapere, e possono essere molto dotti, colti, ma nel loro cuore regnano le tenebre; la loro istruzione maschera la loro ignoranza.
Gli insegnanti hanno acquisito un sapere, e possono essere molto dotti, colti, ma nel loro cuore regnano le tenebre; la loro istruzione maschera la loro ignoranza.
Ed esistono studenti alla ricerca di quelle conoscenze.
Maestro e discepolo sono un fenomeno completamente diverso. Il Maestro non dà conoscenze, condivide il proprio essere.
E il discepolo non è alla ricerca di conoscenze, è alla ricerca dell’essere: è, ma non sa chi è. Vuole riconoscersi, vuole mettersi a nudo davanti a se stesso.
Il Maestro può fare una cosa molto semplice: creare fiducia.
Tutto il resto accade.
Nel momento in cui il Maestro riesce a creare fiducia, il discepolo abbandona le sue difese, i suoi abiti, ciò che conosce. Di nuovo torna ad essere un bambino: innocente, sveglio, vivo. È un nuovo inizio.
Tuo padre e tua madre hanno dato vita al tuo corpo: è una vita che si concluderà con la morte. I tuoi genitori sono responsabili della tua nascita e della tua morte. Anche il Maestro ti dà una nuova nascita, ma è la nascita della consapevolezza, e questa non ha mai fine.
Occorre solo un’atmosfera di assoluta fiducia; e in quella fiducia le cose iniziano ad accadere da sole; né il discepolo né il Maestro fanno qualcosa. Il discepolo accoglie ciò che accade. Il Maestro è il veicolo delle forze universali: è simile ad un bambù cavo, che può diventare un flauto. Ma il suono non è del bambù. Al bambù può andare solo il merito di non distruggere quel canto, di lasciarlo fluire.
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Tutto accade!
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Il Maestro si sposta verso il discepolo. Il discepolo si incammina verso il Maestro.
Prima o poi si incontreranno, è inevitabile. Non è un incontro fisico, né un incontro mentale.
È un incontro di anime, come se all’improvviso avessi avvicinato due candele accese:
le candele restano separate, ma le loro fiamme si uniscono, e diventano una sola.
È un incontro di anime, come se all’improvviso avessi avvicinato due candele accese:
le candele restano separate, ma le loro fiamme si uniscono, e diventano una sola.
Quando l’anima è una sola, è difficilissimo dire che tra due corpi esiste un rapporto.
Non è vero, ma non esiste altra parola: il linguaggio è molto povero.
Non è vero, ma non esiste altra parola: il linguaggio è molto povero.
Si tratta di una unione di essenze.
(Osho Rajneesh, "The Rajneesh Upanishad", settembre 1986)